Perché il design seduca le nostri menti è tanto semplice quanto disarmante. Il design risponde all’archetipica esigenza umana di circondarsi di bellezza.
È quello che tutti noi abbiamo pensato uscendo dalla linea 1 della metropolitana per varcare le porte di Rho Fiera Milano, che anche quest’anno ha ospitato il Salone del Mobile, insieme ai meno famosi SaloneSatellite, Salone del Bagno, EuroCucina, Euroluce e SaloneUfficio.
Fulcro della Milano Design Week, il Salone del Mobile ha attratto ben 357.212 mila visitatori da ben 160 paesi, rispetto i 285.698 del 2013, con un incremento di oltre il 20%. Un successo d’eccellenza con numeri da capogiro, ma ben giustificati vista la qualità dei 2500 brand presenti e degli stand pensati per valorizzarli. E se ne sono accorti tutti. I buyers, nutritamente stranieri; i designers, con nuovi e numerosi progetti da proporre alle aziende; gli architetti e gli arredatori d’interni, che respiravano l’atmosfera trasformandola in ispirazione per poter esaudire le future richieste di clienti sempre più esigenti, ed infine i privati che hanno affollato l’ultimo giorno di fiera. Soprattutto però “tutti” hanno fatto business: ed in modo importante.
Protagonista del Salone del Mobile è stata anche la mostra “Dove vivono gli architetti”. Uno spazio di confronto e una riflessione sulle modalità, le esperienze e la cultura dell’abitare con otto testimonial d’eccezione: Shigeru Ban, Mario Bellini, David Chipperfield, Massimiliano e Doriana Fuksas, Zaha Hadid, Marcio Kogan, Daniel Libeskind e Studio Mumbai/Bijoy Jain.
Sono ormai diversi anni che partecipo alla Milano Design Week per clienti dell’agenzia e posso dire che in questa 53esima edizione il “Salone” e il “Fuori Salone” stanno prendendo strade diverse.
Il Fuori Salone testimonia che anche la Milano del business è consapevole che per almeno una settimana diventerà quasi in tutti i suoi quartieri una “location da vivere”. La città ha messo a disposizione sé stessa e si è trasformata in un enorme open-space dove sono stati organizzati ben 985 eventi. I distretti che hanno fatto da palcoscenico agli eventi hanno cercato di compiere una vera e propria azione di marketing territoriale.
Il Brera Design District ha aperto le porte delle sue boutiques, degli showroom più prestigiosi e di spazi temporanei in luoghi privati di suggestiva bellezza, a cittadini e turisti curiosi di scoprire questo angolo spesso frequentato solo dagli artisti.
Il Tortona Design District si è rivolto ad un pubblico internazionale di professionisti e appassionati di design, attento alla qualità e alla costante ricerca di nuovi stimoli, offrendo probabilmente le migliori location ed i contenuti più interessanti in termini di design.
Il 5 Vie District ha valorizzato la parte più antica e storica di Milano, valorizzandone l’arte artigianale che la contraddistingue.
Il Lambrate District si è caratterizzato soprattutto come zona di “makers” e sperimentazione: quasi come zona di confine tra la città di Milano, la sua periferia industriale e il Politecnico.
Dai Navigli District forse ci si aspettava di più, ma le 2 chiatte allestite con oggetti provocatoriamente ultra moderni hanno sicuramente messo in mostra le potenzialità di un’area, che durante l’Expo vedrà una rinascita ed una crescita decisamente importanti.
Senza poi dimenticare assolutamente Triennale e Fabbrica del Vapore, che rimangono location di sperimentazione ed esposizione da non perdere.
Nel complesso però il Fuorisalone sembra aver perso le potenzialità in termini di business che aveva fino a qualche anno fa probabilmente a causa della decisione dei principali marchi di arredo design di “tornare al Salone”, ai crescenti costi di soggiorno nella città di Milano ma soprattutto, quasi vittima della sua crescente fama, all’esponenziale crescita di eventi cha reso quasi impossibile ai curiosi e buyer selezionare location ed orientarsi nell’infinita offerta .
Quest’ultimo punto ha poi reso evidente come per atelier negozi, laboratori o produttori in generale sia molto difficile attirare i visitatori all’interno dei loro spazi, se non a costi in termini di comunicazione estremamente alti, che di conseguenza vanno a rafforzare ulteriormente l’utilità di una presenza al Salone,
Detto questo cosa si può aggiungere: “è morto il Fuorisalone, viva il Fuorisalone”? ☺
Direi proprio di no: l’evento rimane un’occasione unica sia per dare nuovi stimoli vitali alla città sia, e soprattutto, rappresenta un momento di educazione, di formazione ed un’opportunità per il mondo del design di avvicinarsi a tutti i suoi appassionati, nonché un’occasione per i giovani designer di avere una prima occasione di visibilità.
Chissà se nella prossima edizione, che si terrà tra il 14 e il 19 Aprile 2015, verrà confermata questa tendenza: per ora rimane però sicuramente l’emozione di aver partecipato ancora un’evento davvero importante.